Tempo di passione
Siamo alla vigilia della Pasqua, tempo di gioia e di festa, preceduto dalla memoria della passione di Cristo. Non serve essere dei grandi teologi per riconoscere nella passione di Gesù quella dell’uomo e viceversa.
Lo diceva già il noto filosofo Pascal, «Cristo sarà in agonia fino alla fine del mondo. Non possiamo dormire in tutto questo tempo» (Pensieri 553).
Soffre dovunque ci sia un essere umano che lotta con la paura, l’angoscia, in una situazione senza via d’uscita, come Lui quella notte.
Soffre con i poveri, i malati, i disperati, i perseguitati, con chi ha perso tutto e con chi non ha mai avuto niente. Soffre davanti alla ingiustizie, agli sprechi di risorse e di cibo.
Quanti Getsemani ci sono ancora nelle zone martoriate del mondo, ma anche nella nostra città! Quanti «Crucifige!», quante condanne sono pronunciate anche oggi con la complicità o l’indifferenza di molti! Una passione che assume le tante sfaccettature della sofferenza.
Si soffre anche per la politica, perché in ballo c’è il nostro futuro.
Dopo una tornata elettorale dagli esiti incerti, auspichiamo si possa fare al più presto il nuovo Governo, in attesa di sviluppi, è proprio il caso di dire, ma una cosa è sicura: la gente è tornata a votare! La strada ancora è lunga, ma il desiderio di partecipazione, evidentemente, è tornato ad animare gli elettori, anche per esprimere un disagio attraverso il voto.
Si soffre per il lavoro, dalla perdita di lavoro, al lavoro nero, passando per la disoccupazione e per i working poor: tante sofferenze che rappresentano metaforicamente le tante stazioni della Passione di Cristo.
Si soffre per una quotidianità sempre più problematica, da una parte per la difficoltà di conciliare famiglia e lavoro, anche per la carenza di servizi, dall’altra per l’invivibilità della nostra città, tra buche, alberi pericolanti, spazzatura e traffico.
Soffrono i romani, ma soffrono ancora di più tutti quegli invisibili che speravano di essere accolti meglio nella grande capitale.
Allora questo è il momento in cui Roma ha bisogno di tutti noi e di ciascuno di noi, perché “c’è tanto da fare in questa Roma da amare” e qui scatta la “passione” nella sua accezione positiva. Quella passione che è un motore di azioni positive che servono anche a colmare le sofferenze e a tentare di costruire un futuro migliore.
Quella stessa passione che anima le tante organizzazioni sociali, comprese le ACLI, che si impegnano quotidianamente per costruire una comunità più accogliente e solidale.
Una passione che, attraverso il nostro Servizio quotidiano, diventa sempre più accoglienza, incontro e speranza. Una passione da condividere.