Il mare e le reti…di solidarietà
Marco ha 6 anni, una maschera e un paio di pinne nuove per “nuotare come i grandi”, regalo conquistato grazie ai bei voti in pagella. Ma deve aspettare fine agosto per usarli, perché i genitori devono lavorare – e a fine stagione la pensione di Tor San Lorenzo vicino alla spiaggia costa di meno – ma questo lui non lo sa.
Anche Asif ha 6 anni, i primi tre trascorsi ad Aleppo, in Siria, la terra di origine del papà, che lì aveva una grande farmacia ormai distrutta. Nel caos della guerra e delle lotte civili il papà ha deciso di spendere gli ultimi soldi da parte per pagare uno scafista e portare in Europa tutta la famiglia. Leggi di più
Marco e Asif forse non si incontreranno mai, ma entrambi guardano al mare con Speranza, forse si incontreranno in una via di Roma e distrattamente incroceranno i propri sguardi senza sapere quanto sia stata diversa la loro estate o ci piace pensare che magari condivideranno il banco in una scuola di una città sempre più accogliente e solidale.
L’estate è il tempo del mare.
Il mare come divertimento per chi si prepara a trascorrere le vacanze, ma anche come ricordo per i tanti che, a causa della crisi, non lo vedono più da parecchio.
Il mare come ponte verso la speranza per tutti coloro che fuggono dalla propria terra, lasciando casa, lavoro, studi, beni e affetti, per affrontare lunghi e incogniti viaggi verso una vita dignitosa attraverso un mare che spesso, purtroppo, diventa un cimitero per mano dei trafficanti di esseri umani.
Nulla di tutto questo deve lasciarci indifferenti: ne’ chi non può permettersi le vacanze, ne’ chi rifugia i propri sogni su un barcone della speranza. Non possiamo restare complici di un male più grande di noi, è vero, ma che, anche nel piccolo, ci interpella.
Come cittadini e a maggior ragione come cattolici impegnati nel sociale, dobbiamo aprire gli occhi e tendere la mano provando a immedesimarci in ciascuna di queste vite rese fragili dalla povertà o dalla guerra.
E’ quello che cerca di fare la società civile, uomini e donne che ogni giorno operano nel territorio lontano dai riflettori, ma a contatto con le tante facce della fragilità sociale.
Tutti interventi concreti che nascono dalla rete voluta e costruita sul territorio da chi non si arrende e si impegna fattivamente per realizzare una comunità che non lasci indietro nessuno.
Una rete che serve anche a fare da pungolo alla politica, a tutti i livelli, per far sì che il sociale e il welfare non vengano messi ai margini, ma considerati motore di sviluppo e perché no, anche di speranza per tutti i Marco e i bambini come lui che vorrebbero andare in vacanza al mare il prima possibile e per tutti gli Asif che invece in mare vorrebbero sopravvivere per poter raggiungere una terra accogliente capace di garantire anche a loro un futuro stabile.
Ormai povertà ed emarginazione sociale sono temi con i quali facciamo i conti ogni giorno, alla vigilia delle vacanze allora, è tempo di gettare in mare reti di solidarietà, augurando a tutti di godere del meritato riposo senza dimenticare chi guarda il mare con occhi diversi dai nostri.