Lo scriveva la poetessa Alda Merini, e, attualizzato, vuole essere un invito ad avere lo sguardo lungo proiettato al futuro per contribuire a ridare speranza alla nostra città, al Paese e soprattutto alle nuove generazioni.
Se guardiamo all’anno che sta per chiudersi, viene proprio l’affanno. È recente l’indagine di ItaliaOggi in collaborazione con l’Università La Sapienza sulla qualità della vita in Italia, che ha visto sprofondare la capitale all’85esima posizione. Interessante, ma solo per la cronaca perché piuttosto deprimente, approfondire le dimensioni dell’analisi: affari e lavoro, ambiente, criminalità, disagio sociale e personale, popolazione, servizi finanziari e scolastici, sistema salute, tempo libero e tenore di vita. Praticamente, per Roma, un disastro su tutti i fronti.
E questo è sotto i nostri occhi quotidianamente, ci penso ogni volta che ammiro uno dei simboli della capitale, il Colosseo, con la sua bellezza imponente, cuore laico di una città che da sempre è stata crocevia di popoli e culla dell’accoglienza un ruolo che le ha donato l’appellativo di città eterna, ma che oggi purtroppo sembra essere sempre più abbandonata tra degrado e disuguaglianze.
Ormai non è più rinviabile un cambio di passo e vogliamo fare la nostra parte.
Anche perché, se invece di guardare solo alle spalle, volessimo fare una previsione per il futuro, le cose sembrano non andare meglio.
Ce lo conferma, in maniera scientifica, anche una recente indagine “Roma 2030. Il prossimo decennio”, elaborata dal sociologo De Masi.
Lo studio prevede che Roma, di questo passo, tra 10 anni potrebbe sprofondare nel baratro e lancia dei veri e propri campanelli d’allarme, in particolare sul fronte dei conflitti interni, causati dal rapporto della popolazione con le Istituzioni e dell’insoddisfazione per le cattive condizioni della Capitale soprattutto relative ai trasporti e ai rifiuti.
Nella ricerca trovano spazio anche due temi che ci stanno particolarmente a cuore: lavoro e giovani.
Secondo la ricerca, assisteremo a una crescita dei lavori atipici e all’aumento di lavoro manuale, questa può essere colta come un’opportunità come nel caso del lavoro di cura.
Da tempo, infatti, siamo impegnati nella promozione del lavoro dignitoso a tutto tondo certi che sia importante spiegare, soprattutto ai giovani, che non esistono lavori di serie A e lavori di serie B, ma solo lavori che danno dignità e tutele e lavori che li calpestano.
I giovani, nella Roma 2030, saranno fondamentali anche per la costruzione della coesione sociale, recuperando temi come la solidarietà e l’equità sociale anche negli ambiti di lavoro.
I nostri giovani, per crescere e rendersi indipendenti, non hanno bisogno di sussidi, ma di responsabilità. A loro servono gli ingredienti per cucinare, non i piatti già pronti dei padri (come ha scritto bene Padre Occhetta in un articolo di qualche tempo fa).
“L’obiettivo vero da raggiungere non è il reddito per tutti, ma il lavoro dignitoso per tutti”, monito che ci giunge dal faro più luminoso della città e del mondo, Papa Francesco. Un invito che deve arrivare ai nostri governati per evitare che la loro veduta sia eccessivamente corta.
Dalla ricerca arriva anche un segnale di speranza tra cui quello che indica nel Terzo Settore e nel lavoro in rete, i volani che possono favorire lo sviluppo economico e sociale della città.
Il 2019 che è alle porte sarà un anno impegnativo: ci saranno le elezioni europee, le amministrative per molti comuni, ma anche il 75° anniversario di fondazione delle ACLI.
Vogliamo continuare ad avere la veduta lunga, guardando al nuovo anno (e alla Roma del 2030!) con fiducia, certi che la storia si costruisce strada facendo, e non possiamo certo rassegnarci, perché quando tutto sembra perduto, per fortuna …. C’è la speranza.