Da donna, mi spiace constatare che le donne continuano a essere tra i soggetti più vulnerabili, perché stanno in grande difficoltà economica, perché fanno fatica a conciliare famiglia e lavoro, perché subiscono discriminazioni sul lavoro e guadagnano meno degli uomini, o perché, purtroppo, sono vittime di violenza. Insomma, la strada per le pari opportunità è ancora lunga, ma le donne hanno la forza per percorrerla.
Questa forza si chiama resilienza, ovvero la capacità di superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà, ma, nel caso delle donne, è anche molto di più. Una forza che possiamo dire essere insita nel nostro dna, ma che per essere attivata ha bisogno di un terreno di coltura idoneo, rappresentato, a parer mio, dalla rete.
Parlare di donne e di resilienza vuol dire parlare di storie non solo personali, ma di storie che diventano patrimonio della comunità, perché riguardano tutti.
Penso a esempi come Bebe Vio, campionessa mondiale paralimpica, “combattente con la faccia rotta” come si definisce lei stessa, o Gessica Notaro, modella, sfregiata con l’acido dal fidanzato, che continua la sua battaglia con le cicatrici e orgogliosa si mostra in tv. Donne resilienti, appunto, perché non si sono lasciate abbattere dalle grandi difficoltà che hanno incontrato reagendo positivamente e abbracciando la sconfitta come momento di crescita.
Ma penso anche alle donne della porta accanto, quelle non famose, quelle che non ti aspetti.
Anche io posso dire di essere una di queste. Nelle tante cadute nel corso della mia vita, non mi sono mancati gravi lutti e problemi sul lavoro e nel mio impegno civico, e neppure le intimidazioni mafiose quando ero giovane, ma da queste esperienze ho capito che la resilienza è l’energia non solo per resistere e per superare positivamente le tempeste della vita, ma anche per combattere ambiziosamente per il proprio progetto di vita a dispetto delle cadute, perché, come ci ricordano i versi della canzone “Combattente” interpretata da Fiorella Mannoia: “chi non lotta per qualcosa ha già comunque perso”.
E dunque, avere un ideale per cui combattere è il motore per rialzarsi e il sale che dà sapore e senso alla vita.
Il mio ideale, per il quale combatto ogni giorno, nel mio piccolo, è quello di contribuire a costruire una comunità più accogliente e solidale, con pari opportunità che non siano un miraggio ma una realtà concreta per tutti.
Da donna e da presidente di un’organizzazione articolata come le ACLI di Roma, sento un supplemento di responsabilità per sostenere le donne a tutto tondo con un impegno che chiami alla corresponsabilità in rete uomini e donne.
Una rete che deve essere composta da famiglia, amici, Istituzioni, Chiesa, forze dell’ordine, società civile, Scuola, per tutelare e difendere sempre la dignità umana.A dimostrazione che oltre le date di circostanza, c’è tanto da fare per la promozione e la tutela delle donne, e per riconoscere che “il contributo delle donne è impareggiabile per l’avvenire della società” come afferma Papa Francesco.